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Fiore di roccia

"C'è un'espressione felice che racconta la tenacia di questa stella alpina: noi la chiamiamo fiore di roccia" Il capitano Colman annuisce. "è questo che siete. Fiori aggrappati con tenacia a questa montagna. Aggrappati al bisogno di tenerci in vita."




Fiore di roccia è un romanzo scritto da Ilaria Tuti ed è stato pubblicato da Longanesi nel 2020.

Ho letto tutti i libri della Tuti, ma mai nessuno mi ha affascinato come questo. Adoro il suo modo di scrivere e adoro il suo modo di raccontare con spontaneità racconti gialli o storici come questo.


Siamo nel 1915, nel piccolo paese friulano di Timau durante la Prima guerra mondiale e questo romanzo celebra il coraggio e la resilienza delle donne, la capacità di abnegazione di contadine umili ma forti nel desiderio di pace, pronte a sacrificarsi per aiutare i militari.

La protagonista Agata inizia così a inerpicarsi quotidianamente per salite impervie insieme alle sue compagne, sfidando le intemperie e i proiettili. Conosce allora il capitano degli alpini Colman, l’ufficiale medico Janes ed altri soldati del fronte. Durante una discesa le capita di imbattersi in un ufficiale austriaco ferito che si nascondeva in una grotta e decide impulsivamente di aiutarlo, portandolo nella sua casa di Timau per curarlo.


Nei giorni a contatto con l’ufficiale austriaco, Agata coglie, come succede in altri episodi della Grande Guerra, l’umanità che lega due persone, seppur nemiche, chiamate a combattere in fronti opposti.


è quindi ovvio se dico che anche questo libro della Tuti mi è piaciuto moltissimo e mi ha sorpreso parecchio. Non conoscevo la storia di queste donne (piccola curiosità: nel romanzo si fa riferimento ad una Portatrice realmente esistita, Maria Plozner Mentil, colpita da un cecchino nel 1916 e a cui nel 1997 il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro assegnò la Medaglia d’Oro al Valor Militare.) e mi sono domandata come ancora nei libri di storia si parli così poco del ruolo, così importante, della donna durante le varie guerre. Infatti nella mia ignoranza, ne ero totalmente allo scuro e mi si è aperto un mondo. La scrittrice infatti non parla di guerra in questo romanzo, ma racconta del coraggio di queste donne che tutti i giorni salivano la montagna, con gerle pesantissime sulla schiena, rischiando anche le loro vite.


Riempiamo le nostre gerle fino a farle traboccare di viveri, medicinali, munizioni, e ci avviamo lungo gli antichi sentieri della fienagione. Risaliamo per ore, nella neve che arriva fino alle ginocchia, per raggiungere il fronte. Il nemico, con i suoi cecchini – diavoli bianchi, li chiamano – ci tiene sotto tiro. Ma noi cantiamo e preghiamo, mentre ci arrampichiamo con gli scarpetz ai piedi. Ci aggrappiamo agli speroni con tutte le nostre forze, proprio come fanno le stelle alpine, i “fiori di roccia”.


Recensione di Francesca

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