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Storia della nostra scomparsa

"... E allora risentivo la voce di Mrs Sato; i mormorii delle donne intorno a me, così sommessi da sembrare muti; e tutti quegli uomini, senza volto eppure ognuno diverso dall'altro, con le loro risate cavernose che gli rimbombavano nelle ossa, nella carne e nella pelle quando entravano nella mia stanza."


Il romanzo, narrativo psicologico, è stato scritto da Jing-Jing Lee, scrittrice nata e cresciuta a Singapore, ed è un'edizione Fazi Editore che l'ha finito di stampare nel 2020.


"Wang Di ha soltanto sedici anni quando viene portata via con la forza dal suo villaggio e dalla sua famiglia. È poco più che una bambina. Siamo nel 1942 e le truppe giapponesi hanno invaso Singapore: l’unica soluzione per tenere al sicuro le giovani donne è farle sposare il più presto possibile o farle travestire da uomini. Ma non sempre basta. Wang Di viene strappata all'abbraccio del padre e condotta insieme ad altre coetanee in una comfort house, dove viene ridotta a schiava sessuale dei militari giapponesi. Ha inizio così la sua lenta e radicale scomparsa: la disumanizzazione provocata dalle crudeltà subite da parte dei soldati, l’identificazione con il suo nuovo nome giapponese, il senso di vergogna che non l’abbandonerà mai. Quanto è alto il costo della sopravvivenza?

Sessant'anni più tardi, nella Singapore di oggi, la vita dell’ormai anziana Wang Di s’incrocia con quella di Kevin, un timido tredicenne determinato a scoprire la verità sulla sua famiglia dopo la sconvolgente confessione della nonna sul letto di morte. È lui l’unico testimone di quell'estremo, disperato grido d’aiuto, e forse Wang Di lo può aiutare a far luce sulle sue origini. L’incontro fra la donna e il ragazzino è l’incontro fra due solitudini, due segreti inconfessabili, due lunghissimi silenzi che insieme riescono finalmente a trovare una voce."


La storia mi ha lasciata senza parole. Sono sempre stata attratta dalle storie a sfondo storico, sopratutto ambientato durante il periodo della seconda guerra mondiale, ma questo è completamente diverso e tratta un argomento che non molti raccontano durante questo tragico periodo che tutti noi conosciamo ormai benissimo.

La trama si divide in tre parti, tre vite che con il tempo si intersecano. La prima, la storia passata della protagonista, Wang Di, che a soli sedici anni viene strappata alla sua famiglia e intraprende una vita straziante per ben tre anni, con una nuova identità. "Fujjiko che non era nessuno, ed era me". Diventa donna di conforto nella casa bianca e nera come la chiamava lei. La cosa che mi ha colpito maggiormente in questa parte, è la capacità esplicativa della scrittrice, in grado di descriverti la prima volta di Wang Di trasmettendoti paura, brividi e tristezza, tenendoti però lontana per non farti provare dolore. Non per tutti questa cosa è positiva, ma per me è un vero e proprio talento, perché sono stata in grado di interpretare la scena, immaginarmela, compatirla, senza però scandalizzarmi troppo e soffrire quanto la povera ragazza.

Wang Di, per fortuna, in questo percorso non è sola, il che, pur essendo in una circostanza non proprio piacevole, non rende l'ambiente del tutto brutto e buio. Infatti, la ragazza intraprende un'amicizia piuttosto particolare con Huay e Jeomsun, due ragazze completamente diverse, ma che aiuteranno Wang Di a far passare i suoi tre anni di prigionia in modo un po' più piacevole. Mi ha colpito particolarmente poi la figura di Mrs Sato, la proprietaria del bordello, che pur essendo obbligata a dover mantenere un carattere duro, in lei, Wang Di, sembra aver trovato una sorta di figura materna che alla fine la aiuterà e dimostrerà nei suoi confronti un'umanità che nelle altre non ha mai dimostrato.


La seconda storia, invece, viene intitolata, in ogni capitolo scritto, Wang Di, e parla della storia presente della ormai anziana protagonista. Ebbene si, riesce a sopravvivere alla casa bianca e nera, ma con la sua scrittura in terza persona, la scrittrice riesce a lasciarti quel senso di ansia, come se mancasse qualcosa. E infatti è così, c'è un piccolo dettaglio che manterrà viva la sua storia anche al presente. Qui Wang Di, dopo essere riuscita a sopravvivere alla guerra e dopo aver passato i due anni successivi tornata a casa in un'assoluta quarantena in cui sentiva il peso e la vergogna degli anni passati dalla sua stessa famiglia ( e questo mi ha portato a provare molta rabbia, in quanto fosse giudicata per una cosa che non aveva deciso di sua spontanea volontà) , riesce a trovare marito. Come lo chiama lei, il Vecchio, diventa stranamente una figura importante, alla fine praticamente anche essenziale al tal punto che alla sua morte sente io vuoto della sua presenza mancata. Un rapporto fatto di poche parole, porterà Wang Di a dover risolvere un grande mistero nel suo presente, cosa il vecchio, ogni 12 febbraio, facesse sparendo per quasi tutta la giornata. Ed è qui che, durante le sue giornate di investigazione, la sua storia si intersecherà con quella di Kevin, terza storia del libro.


"A vole ci succede di aspettare qualcosa senza neanche accorgercene, sedendo alla finestra un anno dopo l'altro, come cercando il postino all'orizzonte, in vista di una lettera importante."


Devo dire che all'inizio l'ho trovato un personaggio piatto, privo di qualsiasi tipo di interesse, infatti le prime cento pagine ho fatto fatica a digerirle, in quanto non riuscissi a capire cosa centrasse il suo personaggio nel racconto. Ma andando avanti e leggendo la sua completa evoluzione come ragazzo, sono riuscita pian piano ad apprezzarlo. è diventato attivo, curioso e la cosa ha reso anche me, come lettrice, curiosa quanto lui dalla confessione fatta dalla nonna prima della sua morte. Lui e il suo registratore portatile hanno unito le due vite, quella di Wang Di e il Vecchio, a quella di suo padre, dando un senso completo a tutto il racconto.


La scrittura non è per niente leggera, devo ammetterlo. All'inizio ho fatto fatica a portarla avanti, per il motivo che ho sopraindicato, cioè il fatto che non riuscissi a capire il collegamento tra le tre diverse storie, ma quando poi il tutto iniziava a collegarsi non sono più riuscita a scollarmi facendomelo finire in soli tre giorni. Emozionante, da brividi e pieno di colpi di scena, Jing-Jing è riuscita ad infilare nel racconto, oltre che una storia straziante e colma di speranza, tanti piccoli particolari che potrebbero sembrare privi di valore, ma che riescono a completare la storia e renderla tale al cento per cento. Il finale invece, mi ha spiazzata, per quanto odi i finali aperti, questo mi ha lasciato però con un senso di serenità. Continuo ancora a farmi la domanda, ma il fatto di sapere che Wang Di è riuscita alla fin fine ad ottenere un futuro sereno, mi ha disorientata, ma con un senso di tranquillità quasi surreale.


"Con una scrittura poetica e potente, in questo romanzo d’esordio Jing-Jing Lee attinge alla sua storia familiare raccontando la memoria dolorosa e a lungo taciuta di una generazione di donne delle quali è stata per decenni negata l’esistenza: una pagina di storia che troppo a lungo è stata confinata all'oblio."


Recensione di Francesca


Voto: 4 stelle

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