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The tattooist of Auschwitz

"I tattooed a number on her arm. She tattooed her name on my heart."



Questa settimana, anche io, vi propongo un libro in lingua inglese. The tattooist of Auschwitz, è stata pubblicata in Inghilterra dalla Zaffre (Bonnier book Uk) nel 2018 (in Italia da Garzanti). È un libro di Heather Morris, scrittrice neozelandese.


“Nel 1942, Lele Sokolov arriva ad Auschwitz-Birkenau. A lui gli è stato affidato il lavoro come tatuatore dei prigionieri marcati per la sopravvivenza - grattando i numeri tra le braccia delle sue vittime in inchiostro indelebile per creare quello che sarebbe diventato uno dei simboli più potenti dell'Olocausto.

Aspettando in fila per essere tatuata, terrorizzata e tremante, era una giovane donna. Per Lele – un dandy, ladro, anche un po’ un cambiatore – quello fu amore a prima vista. E lui era determinato a garantire non solo la propria sopravvivenza, ma anche quella di questa donna, Gita, fece lo stesso.

Comincia così una delle storie sull'Olocausto più avvincenti, coraggiose, indimenticabili e umane: la storia d’amore del tatuatore di Auschwitz.” (Traduzione della trama in inglese)


Come sempre, per quanta riguarda queste storie, non c’è poi così molto da dire, perché trattano storie vere, perciò l’unica cosa che potresti criticare è la scrittura dell’autore, ma non in questo caso.

Innanzitutto voglio ringraziare Giulia per avermi regalato questo fantastico libro, perché dopo mille paranoie per mesi e mesi su quanto volessi leggerlo, ma non poterlo fare in italiano (in quanto fossimo in Inghilterra in quel momento) e la paura di doverlo fare in inglese, mi aveva bloccata un po’ e perciò se non fosse stato per lei molto probabilmente non l’avrei mai più letto.

Ma è stata una scoperta, non tanto per la storia che di per sé, questo tema lascia sempre a bocca aperta (per chi non lo avesse capito ne sono completamente appassionata), ma per il livello di inglese usato che non mi ha destabilizzato per nulla. Non proprio semplicissimo, ma con un po’ di pazienza anche chi è alle prime armi con la lingua può benissimo provarci. Con parole semplici e scorrevoli, la Morris è riuscita a raccontare in modo così intimo e affascinante l’a storia d’amore tra Lele e Gita.


Il racconto parte proprio da Lele, il protagonista, che entrato nel campo di Auschwitz-Birkenau, dopo una seria di eventi, gli viene dato il fortunato incarico di tatuatore. Fortunato perché non doveva caricare pesi e spaccarsi la schiena, ma capsce immediatamente di non essere stato così fortunato quando si trova davanti ad una fila di donne da tatuare che perderanno presto la loro identità. Lavora a testa bassa, evita di incrociare gli sguardi dolorosi, schifato dal mondo e da se stesso, ma un giorno, decide di alzare gli occhi e incontra quelli di Gita e capisce subito che il suo sarà un nome che ricorderà.


“Lele cerca di non alzare lo sguardo. Allunga la mano e prende il pezzo di carta che gli viene porto. Deve trasferire le cinque cifre sulla ragazza che lo stringe. Quando ha terminato, la trattiene per un braccio un attimo più del necessario e la guarda negli occhi. […] Lele abbassa lo sguardo verso il suolo che oscilla sotto i suoi piedi. Quando risolleva lo sguardo, lei non c’è più”.


La storia va avanti, lettere ed incontri segreti, ma nel campo tutti sanno che non c’è spazio per l’amore in quanto si deve combattere tutti i giorni e tutto il giorno per un pezzo di pane e per la sopravvivenza.


Tanti piccoli dettagli sono presenti durante il racconto che diventano pezzi importanti per la storia. Uno di questa è la borsa in cui Lele tiene i suoi attrezzi, che diventa il suo segno riconoscitivo. Ci vive, ci lavora e ci dorme, diventando così un oggetto essenziale per lui ma soprattutto di sopravvivenza. I due muratori, che danno quel pizzico di umanità che nel contesto non esiste, che gli donano cibo in cambio di gioielli o piccoli diamanti. E poi Baretski, un soldato che deve controllare Lele come una sorta di superiore, che per quanto deve mostrare la sua durezza e crudeltà, con piccoli gesti, come quello di procurare carta e penna al protagonista per scrivere una lettera a Gita, per poi consegnargliela, ti lascia stupito e di dà un pizzico di speranza e luce in quel mondo così cupo.


La storia d’amore tra Gita e Lele è complessa, travagliata, ma piena di passione. Non è completamente al centro dell’attenzione in quanto l’autrice lascia spazio all’ atrocità rendendo la storia più reale di quanto sia già.


“ 'No buts. I promised you we’d leave this place and make a life togheter.' […] 'I’m back here with you now. What metters is what I’ve told you many times, that we will leave this place and have a free life together. Trust me, Gita.'

'I do.'

Lele likes the sound of that. 'One day you will say those two little words to me under different circumstances. In front of a rabbi, sorrounded by our family and friends.' "


La storia d’amore ha degli alti e bassi, è costretta ad interrompersi per poi, dopo anni riconciliarsi con tanto sforzo lasciandoti con il sorriso in bocca.


"Clearly Lele is not going to move, or is incapable of moving, so Gita walks to him. Kneeling down infront of him, she says ‘In case you didn’t hear me when we left Birkenau, I love you.’

‘Will you merry me?’ he says.

‘Yes, I will.’

‘Will you make me the happiest man in the world?’

‘Yes.’ "


La storia ti prende sicuramente, la capacità descrittrice dell’autrice ti lascia senza parole e l’amore di Gita e Lele da' quel senso di vitalità, passione e speranza che al contesto, in un campo di concentramento, mancavano totalmente. Perciò lo consiglio agli appassionati di questo tema e ai non, potrebbe anche essere un ottima idea per una lettura diversa da proporre come argomento a chi deve fare la maturità e cerca qualcosa di diverso e magari da collegare con la materia di inglese o per chi, come me, era indecisa se intraprendere un tema così importante in lingua inglese.


Recensione di Francesca

Voto: 5 stelle

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